Prevenzione e medicina biologica
La medicina biologica ricerca in prevenzione un senso della malattia ai fini dell’adattamento e dell’evoluzione che può anticipare la lesione. In medicina biologica la malattia è letta come una risposta automatica, gestita dalla parti più antiche del sistema nervoso nei confronti di conflitti biologici attivi o sospesi. In emergenza la risposta automatica del sistema nervoso centrale arcaico è supplente quella razionale e moderna. Un organismo pluricellulare complesso come l’ essere unano è organizzato per tessuti specializzati e autocosciente richiede un esteso tempo biologico per essere riprodotto. Un organismo umano rappresenta la culminante di processi adattativi operati in tempi molto estesi dall’evoluzione. Questi processi corrispondono tutti ad aree cerebrali deputate a gestirli, altrettanto evolute nel corso del tempo. L’uomo evidenzia una maggiore consapevolezza del suo habitat e sopratutto l’uomo può esprimere coscienza di essere. Queste facoltà sono però quelle più recentemente acquisite e costituiscono attività corticale nel sistema nervoso centrale. La cronologia nello sviluppo delle aree cerebrali deputate alle singole funzioni è un parametro dei comportamenti in emergenza. Quando un conflitto biologico irrisolto è acuto o sospeso si chiamano in aiuto le aree cerebrali più antiche dove sono allocati oggi gli automatismi istintuali. In emergenza l’essere umano che non gestisce il conflitto biologico diviene meno cosciente, più somatico e più automatico. La morte di un individuo e la sua sostituzione con un suo discendente avente caratteristiche adattative migliori, sono uno dei cardini del ricambio biologico e dell’evoluzione. Prima di ricorre ad un discendente però, il sistema nervoso centrale si rivolge agli antenati. Non si tratta di una scelta consapevole, ma automatica, perchè ogni essere umano porta i propri antenati nelle aree antiche del suo sistema nervoso e nel patrimonio genetico. Il comportamento di fronte ad un conflitto biologico senza soluzione è gestito automaticamente dagli antenati. Le aree più arcaiche del sistema nervoso attivano risposte tissulari, che nella notte dei tempi costituirono l’adattamento evoluto a tematiche coerenti con quella attuale. Questa strategia biologica prevede di consumare questo tentativo antico prima di ricorrere alla sostituzione per decesso e incarico di un discendente. Si tratta di una procedure logica e sensata. In questo processo meraviglioso quanto terribile, la gestione di conflitti e la loro soluzione costituiscono l’habitat naturale nel quale la vita confrontandosi con problemi sempre nuovi, evolve.
La prevenzione in medicina biologica consiste pertanto nello studio della fragilità conflittuale particolare di ogni soggetto esaminato. La fragilità conflittuale corrisponde inevitabilmente a aree tissulari più fragili ed esposte ad eventi clinici. La disponibilità ad ammalare in modo ripetuto su precisi tessuti, non corrisponde solo ad un patrimonio genetico e immunitario così conformato, ma anche alla scarsa formazione dell’ area cerebrale deputata a risolvere conflitti coerenti con i tessuti in oggetto. La prevenzione di una malattia oltre a tutti i metodi somatici di concepire tale nobile funzione della medicina, deve includere un confronto con la fragilità di ogni persona nei confronti di specifiche aree conflittuali. Il recupero o la costruzione di una sicurezza, attraverso apprendimento programmato nelle aree conflittuali fragili è utile alla prevenzione delle malattie. La velocità con cui ci si ammala e si guarisce, dipende per la medicina biologica dall’estensione temporale necessaria per passare da conflitto in atto a conflittolisi. Per conflittolisi si intende la soluzione del conflitto patito. Questo significa che anche un apprendimento mirato ad accelerare conflittolisi è sinonimo di prevenzione.
Per la medicina biologica la ricerca del senso di una patologia si esercita anche nell’ analisi morfologica e reattiva dei tessuti impegnati dal malato nella malattia La medicina biologica cerca oltre l’ espressione fisica della sofferenza anche la sua finalità sensata nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie.
L’analisi in medicina biologica delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, del risentito delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Una valutazione delle fragilità conflittuali in relazione al risentito personale secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo alle aree di fragilità conflittuale, premessa ineludibile per una loro modulazione e a seconda dei casi importante anche in prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma