Ortoressia e medicina biologica
L’ortoressia è una compulsione al rigore nelle regole alimentari e alla qualità del cibo ingerito fino all’esclusione di ampie categorie del cibo disponibile. L’ortoressia è un disturbo dell’alimentazione, che può impegnare personalità fragili, imbrigliate in un mondo di regole alimentari spesso variopinto e in vivace contrasto tra di loro. L’ortoressia è una patologia che scivola dalla funzione del raccoglitore nel clan dei progenitori umani. Questa funzione nella complessa struttura sociale denominata appunto clan, assolve la rilevante funzione di procacciamento del cibo che la natura spontaneamente produce. Il raccoglitore però non solo raccoglie i frutti della terra come fonte calorica per il clan, ma è altrettanto impegnato nell’esaminare il raccolto distinguendo ciò che è commestibile da ciò che lo è meno. L’errore di valutazione del raccoglitore nel remoto passato della storia umana poteva comportare purtroppo l’avvelenamento oppure il decesso. L’errore di valutazione del cibo aveva una ripercussione drammatica sulla vita del raccoglitore stesso oppure sul clan. Le memorie di fallimento in questa importante funzione per il clan sono la base per l’ ortoressia nel mondo contemporaneo.
Il raccoglitore è connesso secondo la medicina biologica all’orbita funzionale stomaco milza pancreas. Tutti i tessuti coinvolti in quest’orbita sono deputati alla valorizzazione dell’assimilabile e all’eliminazione del non assimilabile. In medicina biologica “assimilabile” si riferisce al livello corporale, emozionale e spirituale. Se per la parte corporale l’assimilazione non è possibile, lo stomaco attua l’espulsione del cibo tramite l’induzione di vomito. Il campo emozionale connesso al complesso lavoro di digestione è la normoriflessione. L’ ortoressia comporta una sofferenza per il malato perché vede il cibo non come un piacere, ma come un nemico da evitare. Uno dei basculamenti in patologia del campo emozionale normoriflessione è, infatti, la iperiflessione. In tal condizione il paziente come nella ortoressia entra in una coazione a ripetere gesti e rituali anche connessi al cibo di cui il senso è proteso a evitare un presunto “nemico” .
La relazione sociale del malato di ortoressia è molto compromessa, perché nel nostro sistema culturale relazione e comunione del cibo sono considerate troppo spesso sinonimi. Mangiare insieme sancisce la relazione sociale. La fiducia nel raccoglitore permette al clan di degustare insieme i frutti del raccolto. Non mangiare insieme impedisce la relazione sociale, ma in particolar modo è una perdita di fiducia nell’importante funzione svolta dal raccoglitore. Nelle monarchie assolute si usava fa assaggiare il cibo al “raccoglitore” ovvero al preparatore prima di sottoporre il pasto al monarca. Il timore che il preparatore-raccoglitore del cibo fosse chi avvelena era vasto. L’ortoressia rende estremamente problematica la condivisione di cibo, isolando il malato sempre più nella sua compulsione ossessiva. Nel clan dei primordi, l’uomo che assolveva la funzione di raccoglitore aveva responsabilità nei confronti del clan al quale apparteneva. Raccogliere cibo non idoneo alla digestione, comportava sanzione sociale dura fino all’espulsione. Al contrario se era il raccoglitore ad assumer cibo non idoneo all’alimentazione umana allora le reazioni erano il vomito o il decesso.
La rigidità dello stile di vita nell’ortoressia parte dal cibo e tracima verso altri argomenti tutti caratterizzati dal rigore di norme rigide e inefficienti. L’ortoressia si applica principalmente alla tematica del cibo sano, ma coinvolge in misura minore anche tutte le altre. In particolare il malato di ortoressia può associare al cibo anche altri argomenti come il lavoro, il business, le competizioni, il gioco, lo studio, la politica o la squadra di calcio. L’associazione di altri argomenti avviene quando il malato di ortoressia li risente come “ cibo per se e per il proprio clan”. L’ ortoressia si allarga dalla osservazione del cibo ingerito alla vita in tutte le sue espressione che possono divenir ossessive o meglio in iperriflessione. Contraddire uno dei rituali o delle opinioni espresse dal malato di ortoressia, può scatenare reazioni colleriche e violente, denotate dalla mancanza di proporzionalità tra stimolo e risposta. Le cause dell’ortoressia sono conflitti biologici risentiti come una problematica del raccoglitore. Il conflitto biologico sottostante l’ ortoressia ha una relazione analogica con il risentito del raccoglitore che manca la propria funzione nel clan o con se stesso. La malattia e la morte sono immaginate dal malato di ortoressia come una conseguenza alla mancanza di delle rigide regole alimentari che applica.
Alcuni dei seguenti fattori pur non essendo causa di ortoressia sono rilevanti aggravanti:
- ritmi e la velocità della vita
- modelli di bellezza
- codici, numeri di sicurezza
- valutazione sociale
- pregiudizio sociale
- pubblicità degli alimenti industriali
- inquinamento ambientale
- inquinamento del cibo
- contraddizioni della dietologia “fai da te”
L’ortoressia è quindi una patologia che si manifesta con evidenza nelle abitudini alimentari, ma che riguarda in realtà l’insieme della sfera personale. La cura dell’ortoressia richiede la nutrizione clinica, la terapia della parola, e la medicina biologica. La nutrizione clinica è certamente un riferimento per il malato di ortoressia. Infatti la soluzione a troppe regole non è certamente l’assenza di regole. La nutrizione clinica è un metodo di alimentazione corretto sopratutto che non adotta la pratica dell’esclusione del cibo. Escludere il cibo da una dieta sono tipico degli approcci che non possiedono cultura del cibo. Inoltre si osserva che il malato di ortoressia ha praticato per anni un regime senza senso alcuno oltre a quello di tacitare nel rituale il disagio emozionale sottostante. Il paziente malato di ortoressia evidenzia pertanto all’analisi della composizione corporea una perdita importante di massa magra, di potassio e magnesio. Il paziente di ortoressia alimentato con la nutrizione clinica, corretta da rapporti glicemici commisurati alla circadianità del cortisolo è inserito anche in un protocollo di riabilitazione fisico motoria teso alla ricostruzione della massa magra perduta. La medicina biologica invece ricerca il conflitto biologico e il risentito sofferto dal paziente. Per la medicina biologica il conflitto biologico sottostante non è certamente la qualità del cibo. L’ortoressia sposta sul cibo, il problema risentito dal malato, poiché il cibo è ritenuto gestibile. Il conflitto biologico è stato qualcosa che il malato ha immaginato come “ cibo “ per se stesso o per i propri familiari. Il processo inconscio della trasposizione dall’argomento ingestibile a quello gestibile è sottostante la malattia ortoressia. Solo una diversa gestione del conflitto permette la sospensione della patologia come conflittolisi sub ottimale. Una valutazione dell’ortoressia nel singolo paziente secondo i parametri della medicina biologica rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato dalla patologia, premessa ineludibile per la sua risoluzione. Per la medicina biologica ogni patologia avviene nel sonno della coscienza e per attivazione delle vaste aree sottocorticali e dunque inconsce del sistema nervoso. Corticalizzare i conflitti biologici è l’inizio di ogni terapia. Il trattamento dell’ortoressia tramite medicina biologica non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario la medicina biologica stabilisce con esse una virtuosa sinergia e una straordinaria opportunità per una gestione integrata dei pazienti.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma