Fegato e medicina biologica
La medicina biologica osserva il fegato come un organo che realizza la soluzione ad una precisa area conflittuale realizzata nei complessi processi dell’evoluzione. La comprensione del senso biologico di un organo favorisce la consapevolezza delle implicazioni conflittuali, che la sua malattia esprime. La consapevolezza del senso biologico insito nel fegato e nella sua funzione è dunque premessa per la conflittolisi e contribuisce al decorso di tutte sue possibili malattie connesse. Il fegato è una ghiandola a secrezione endocrina ed esocrina localizzata prevalentemente nell’ipocondrio destro. Si tratta dell’’organo più voluminoso del corpo umano, dopo la cute. Le sue funzioni fondamentali sono connesse al metabolismo.
Il fegato è implicato nell’immagazzinamento del glicogeno, nella sintesi delle proteine del plasma nella purificazione del sangue. Nel fegato si produce la bile, importante nei processi della digestione. Il fegato tende a raggiungere le sue maggiori dimensioni alla fine dell’adolescenza, dopodiché il suo peso decresce gradualmente con l’avanzare degli anni. L’orbita funzionale epatica alla quale è connesso il fegato è in relazione all’iniziativa. al coraggio. alla fantasia, al rinnovamento e alla conquista.
Il fegato svolge numerose funzioni nel metabolismo dei carboidrati:
1) La gluconeogenesi, ovvero la sintesi del glucosio
2) La glicogenolisi, ovvero la formazione del glucosio dal glicogeno
3) La glicogenosintesi, ovvero la sintesi del glicogeno a partire dal glucosio
Oltre alle funzioni direttamente connesse ai carboidrati, il fegato si occupa del metabolismo di ormoni, proteine e lipidi. Il fegato produce i fattori di coagulazione e demolisce numerose sostanze tossiche. Dunque mentre il rene si occupa dei liquidi corporali, il fegato si occupa dei solidi corporali. I solidi corporali sono appunto costituiti partendo da proteine, lipidi e carboidrati. I complessi meccanismi biochimici per la formazione dei solidi, necessitano delle funzioni epatiche. Il carburante più veloce per le attività di accrescimento sono certamente i carboidrati, implicati nel fegato in tutte le varianti metaboliche possibili. Una volta che la sopravvivenza è garantita dal complesso delle funzioni renali, allora entrano in gioco quelle epatiche, coinvolte con tutto quello che permette di sussistere. L’atto di sussistere non è soltanto puro sopravvivere, ma implica anche crescere, evolvere e perpetuarsi. I mezzi di sussistenza devono garantire questa funzione. tesa al nuovo che avanza inesorabilmente. Nel clan le funzioni epatiche scivolano verso il cacciatore. Lui più degli altri membri, attraverso la conquista di territori di caccia, garantisce la fonte di sussistenza del clan. Il fegato, a tutti gli effetti è anche deputato alla difesa. Sono sempre i cacciatori nel clan ad affrontare quei nemici che vedono il clan come loro eventuale scorta di carboidrati, proteine e lipidi. Il campo emozionale coerente al fegato, è la collera. Si tratta di una forza essenziale che porta alla conquista di nuovi spazi vitali per il meccanismo della migrazione. In arabo e persiano, la parole fegato è spesso usato per indicare il coraggio. Anche in italiano, è usuale con tale significato l’espressione “avere fegato”.
Fegato in ebraico, kavod, significa abbondanza, potenza. Il termine esprime la gloria divina compiuta, dunque evidente. Il termine fegato deriva dal latino “fico”. L’albero del fico compare nella bibbia accanto all’olivo e alla vite. Nel libro dei Profeti simboleggia un’esistenza piva di affanni, dunque dove si provvede alla sussistenza dell’uomo. Tale provvidenza del fegato, si eleva dal concreto fino allo spirituale. Infatti nel buddismo l’albero della Bothi, ovvero un fico, è quello sotto il quale Siddartha fu colto da illuminazione. Nella mitologia, il fegato è legato alla figura di Prometeo. Quest’ultimo rubò il fuoco agli Dei e ne fece dono agli uomini. Dunque Prometeo incarna la figura del primo cacciatore, nel clan dei precursori umani. Costui fu in grado di prendere il ramo di albero incendiato dal fulmine e conquistare il fuoco quale nuovo territorio umano.
Nella mitologia, Prometeo, per aver donato il fuoco agli uomini fu incatenato da Efesto a Caucaso. Un’ aquila di giorno, mangiava a Prometeo incatenato, tanto tessuto epatico quanto durante la notte era in grado di rigenerare. Questo supplizio sarebbe durato in eterno se Ercole non avesse ucciso l’aquila. Dunque anche nella mitologia il fegato è legato alla provvidenza che protegge l’uomo tramite la tecnologia del fuoco e tramite la forza collerica di Ercole.
Il malato di fegato, risente un evento conflittuale della sua vita come produttivo di una mancanza di mezzi di sussistenza. Lo stesso può avvenire per eventi risentiti come mancanza di “padre”, con conseguenze reali o immaginate nella propria sussistenza. Il “padre risentito” è colui che si ritiene debba provvedere a noi. L’alfa dominante del clan di umani ha funzioni di leader nel branco, ma obblighi a provvedere alla sua sussistenza. Dunque ogni qualvolta che il conflitto risentito possiede tematiche di mancanza, oppure quando è risentita un’ omissione di colui che ha l’onere di provvedere, allora il malato può applicare una risposta biologica sui tessuti epatici. In questa circostanza il campo emozionale collera viene attivato, talvolta come una compressione in sé stesso, altre volte esplode con perdita della proporzione tra insulto e risposta. L’alternanza codifica la messa in moto del tessuto. Secondo la medicina biologica un “fegato” in equilibrio esprime il talento di provvedere tramite la conquista , l’innovazione e la fantasia creativa. Le arti creative e la sicurezza in sé stessi, sono applicazioni “epatiche”.
Per la medicina biologica la gestione cosciente dei conflitti e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale. La malattia è infatti una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta. Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni applicate non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “fisicità” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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