Dynapenia e medicina biologica

Dynapenia e medicina biologica

dynapenia
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La dynapenia in medicina biologica definisce la perdita di potenza muscolare correlata all’ età e malattia e non alla massa muscolare. La sarcopenia di distingue dalla dynapenia come è la perdita di massa muscolare connessa all’ età o a malattia. La dynapenia e la sarcopenia possono essere condizioni associate o disgiunte. La dynapenia  può essere conseguenza sia di in processo fisiologico, sia di un processo patologico. La dynapenia  riducendo la  capacità di svolgere funzioni meccaniche  è implicata nell’inabilità e nella malattia.  La dynapenia è un fenomeno riferibile all’età, ma è accelerato da malattie e in tal caso coincide con conflitti biologici non risolti.  Durante lo sviluppo embrionale è dal mesoderma che deriva il tessuto muscolare.  La capacità di questo tessuto di compiere contrazione dipende da filamenti di sostanze proteiche, ovvero actina e miosina, denominate miofibrille. Il tessuto muscolare, nell’evoluzione biologica, assolve a un’importante funzione inerente al comportamento degli organismi maggiormente evoluti. Il movimento intenzionale è la base delle specializzazioni funzionali e dell’evoluzione della coscienza.

Secondo la medicina biologica la muscolatura striata esprime dunque la capacità  di locomozione intenzionale. Le forme di vita più antiche, come gli unicellulari nel brodo primordiale affidano la loro locomozione ai movimenti spontanei dell’acqua. Nel mammifero la muscolatura esprime la capacità di programmare la locomozione e l’intenzione in un contesto in cui la gravità terrestre comporta per questo notevole dispendio energetico .La dynapenia fisiologica evidenzia da un programma biologico per il quale è vantaggioso nella evoluzione perdere espressione di intenzione biomeccanica. La dynapenia patologica di conseguenza è  secondo la medicina biologica una soluzione conflittuale attraverso la riduzione delle funzioni biomeccaniche.

Secondo la medicina biologia per le relazioni che l’uomo antico intratteneva nel clan, quale complessa organizzazione sociale essenziale per la sopravvivenza, la muscolatura e la biomeccanica parametrano l’ordine gerarchico e funzioni sociali connesse. L’alfa dominante nel clan possiede più massa e/o dinamica muscolare. La selezione di un leader alfa dominante per via della potenza del suo apparato muscolare ha un’eminente funzione biologica. Quel leader dovrà anche provvedere alla difesa del clan dai predatori di umani e a battute di caccia proficue, utili all’apporto di proteine necessarie al sostentamento del clan stesso.  Selezionare il rango nel clan tramite confronti dei singoli riguardo alla loro capacità muscolare, appare pertanto un parametro sensato per la sopravvivenza. Altrettanto sensato è un programma biologico per dismettere il ruolo di responsabilità nei confronti del clan quando avanza l’età. La dynapenia consente di ricondurre con l’età, la vita del singolo ad una maggiore attenzione a se stesso con dismissione delle funzioni svolte nel clan e concentrazione sulla propria vita personale e interiore. Implicata nella dynapenia è la destinazione dell’ uomo a compiere la propria esistenza senza ricorso alla biomeccanica muscolare. La culminante biologica dell’ essere umano è infatti non corporea.

I meccanismi che scatenano una lesione sul tessuto muscolatura striata come nella dynapenia, sono coerenti con un conflitto attivo immaginato nella relazione faticosa, nella lotta per la conquista di un rango, nell’espressione d’intenzione o nel valore sociale desiderato. Quando le tematiche indicate rimangono sospese e prive di una soluzione a livello cosciente, le parti più antiche del sistema nervoso centrale entrano dunque in gioco attivando una riposta sul quel tessuto che nella notte dei tempi risolse conflitti d’intenzione, movimento e rango. La dynapenia è pertanto una degenerazione grassa di quel tessuto che nell’evoluzione ha risposto a un conflitto un conflitto di rango, valore o d’intenzione. Per scatenare la risposta  biologica come la dynapenia è sufficiente che il malato risenta anche solo a livello immaginativo i conflitti indicati.

Per la medicina biologica la ricerca del senso nei comportamenti e nella malattia  e la responsabilità del malato nei confronti di se stesso sono fondamentali  per ogni terapia. La medicina biologica cerca oltre la corporeità della malattia anche la finalità sensata della malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie.  L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, del risentito, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Alcuni comportamenti possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma

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