Crohn e medicina biologica
Nel morbo di Crohn insieme alla terapia medica è utile la medicina biologica per la valutazione del risentito, dei conflitti e dei campi emozionali implicati nella malattia. Prima di ogni trattamento è opportuno inquadrare il morbo di Crohn in una contesto disregolativo che merita terapia sistemica oltre quella locale. Il morbo di Crohn è però anche una risposta biologica adattativa ad un contesto ambientale reale o risentito che merita altrettanto una valutazione per includere anche conflitti e campi emozionali nel trattamento. La medicina biologica non ritiene la malattia non un errore, ma una risposta adattativa ad un conflitto patito. Comprendere pertanto il senso biologico applicato dal morbo di Crohn contribuisce a gestire la problematica insieme al protocollo di terapia indicato. La gestione integrata del morbo di Crohn si estrinseca in terapia medica, trattamento sintomatico, modifica dello stile di vita, consapevolezza e gestione dei conflitti biologici implicati.
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, provocando una vasta gamma di sintomi. I sintomi più frequenti del morbo di Crohn sono dolori addominali, diarrea, vomito e perdita di peso. Si osservano anche eruzioni cutanee, artriti, infiammazione degli occhi, stanchezza e deficit cognitivi. Il morbo di Crohn è una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario del paziente aggredisce il proprio tratto gastrointestinale provocando l’infiammazione.
La malattia di Crohn può presentarsi a qualsiasi età ma è più frequente nei ventenni. Successivamente si osserva una ulteriore fascia di età critica tra i cinquanta e i settant’anni. Si osserva anche una familiarità della malattia. Non esiste ancora una terapia farmacologica risolutiva o una terapia chirurgica eradicante la malattia di Crohn. Le possibilità di trattamento convenzionale sono limitate al controllo dei sintomi, al mantenimento della remissione e alla prevenzione delle ricadute. Nella maggior parte dei casi il morbo di colpisce l’ileo ovvero l’ultima parte dell’intestino tenue che si collega all’intestino crasso da cui il suo altro nome: ileite terminale o ileite segmentaria.
Quando la malattia impegna l’intestino crasso allora il suo nome diventa colite ulcerosa. La malattie infiammatorie del digerente possono avvenire anche in altri tessuti anche se ciò è meno frequente. La malattia di Crohn può presentarsi in tre categorie diverse: stenosante, penetrante e infiammatoria. La tipologia stenosante provoca un restringimento dei visceri che può portare ad una occlusione intestinale o alla modifica delle dimensioni delle feci. La malattia penetrante crea dei passaggi anomali o fistole tra l’intestino e le altre strutture, come la pelle. La malattia di Crohn è diffusa in tutto il mondo e raggiunge la massima prevalenza nelle nazioni occidentali. La malattia si riscontra in percentuale maggiore nelle persone di sesso femminile oltre i 20 anni, ma va estendendosi anche a soggetti di più giovane età. Per la sua prevalenza nelle zone ad alta industrializzazione, si ritiene che la nutrizione costituisca una delle cause della malattia. Una correlazione positiva è stata trovata tra l’incidenza della malattia e un apporto maggiore di proteine animali, proteine del latte. Il fumo è stato dimostrato essere un fattore determinante nell’aumento del rischio del ritorno della malattia in fase attiva. Anche la contraccezione ormonale è collegata ad un aumento del tasso di incidenza della malattia di Crohn. Le persone con malattia di Crohn accusano periodi cronici ricorrenti di acutizzazione dei sintomi e periodi di remissione. I pazienti con sintomi intestinali da malattia di Crohn, spesso si sentono meglio quando non mangiano. Le persone colpite dalla malattia in ampie zone dell’intestino tenue possono anche avere malassorbimento di carboidrati o lipidi, ciò può ulteriormente aggravare la perdita di peso.
Gli individui con malattia di Crohn sono a rischio di malnutrizione per molte ragioni, tra cui la diminuzione dell’assunzione di cibo e il malassorbimento. Il rischio aumenta dopo la resezione del piccolo intestino. La maggior parte delle persone con malattia moderata o grave di Crohn possono essere inseriti in un protocollo di terapia tramite nutrizione clinica. L’ esame endoscopico è utile e necessario per la diagnosi di morbo di Crohn, in quanto permette la visualizzazione diretta del colon e dell’ileo terminale, permettendo anche un esame bioptico della zona affetta.
Per comprendere il morbo di Crohn secondo la medicina biologica è necessario descrivere il conflitto biologico per il quale la malattia in oggetto costituisce soluzione. L’ileo in medicina biologica è un tessuto che appartiene all’orbita funzionale intestino tenue. Pertanto il campo emozionale in sofferenza corrispondente al morbo di Crohn è un basculamento tra ipogioia e ipergioia. Il malato di morbo di Crohn si illude e si disillude rispetto alla propria tematica conflittuale, preparando la risposta tissulare su intestino tenue. Essendo la ileite terminale una malattia infiammatoria cronica il basculamento si esprime maggiormente sul versante della ipogioia. Il paziente è pertanto primariamente disilluso rispetto ud un precedente desiderio o illusione. L’ ileo è deputato biologicamente a digestione chimica delle macromolecole che costituiscono il cibo, dal quale le sostanze nutritive vengono poi assorbite passando nel sangue. Per tale ragione nell’ ileo avviene somaticamente la accettazione immunitaria di biodiversità. Far entrare macromomelcole nel proprio sangue è forse l’azione più intima per un organismo. L’accettazione emozionale è per definizione più intima della sessualità perchè permette ingresso affettivo nella propria linea di sangue. Difficile non considerare il matrimonio nel clan di appartenenza come possibile conflitto reale, anche se sono possibili tutti gli altri scivolamenti di accettazione nel proprio sangue: accettazione nel clan, nell’ azienda, nel partito, nella squadra, nal credo religioso,nella cerchia ristretta ecc. ecc.. Le problematiche conflittuali nel morbo di Crohn sono pertanto connesse all’accettazione di biodiversità per tutti gli scivolamenti immaginari del paziente. Ovviamente in caso di conflitto avviene una disillusione di potere accettare biodiversità nel proprio sangue e questo è un risentito personale.
Il paziente con il morbo di Crohn esprime con la sua sofferenza un problematica insita al proprio clan di appartenenza nel quale l’accettazione è impossibile e pertanto è necessario espellere biodiversità. La scarica di diarrea o il vomito sono solo il corrispettivo somatico di un comportamento che il paziente vorrebbe attuare nei confronti di uno dei membri del proprio clan, che non può in nessuno modo accettare. Il comportamento di evacuare e vomitare con veemenza è sostitutivo di un risentito connesso al desiderio di espulsione o rifiutata accettazione di qualcuno all’interno del clan.
Il morbo di Crohn esprime un conflitto maggiormente femminile, intendendo con femminile un attitudine dell’anima, che solo talvolta coincide con i genitali. L’età di picco statistico del morbo di Crohn corrisponde pienamente alla maggior probabilità di dover accettare figli o nipoti nel clan. Altrettanto è comprensibile che il morbo di Crohn quale problematica nell’accettazione di biodiversità nel proprio clan si più frequente in quelle regioni del mondo che sono denotate non a caso da una minore natalità.
Per la medicina biologica la ricerca del senso di una malattia non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la meccanica della malattia anche la finalità sensata della malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. Per la medicina biologica la malattia è una risposta adattativa al conflitto sottostante operata a livello sottocorticale ovvero con le zone del sistema nervoso centrale deputate al controllo dei tessuti, degli organi e connesse funzioni. La medicina biologica ha l’obiettivo di circoscrivere il senso della malattia e non si contrappone alla medicina convenzionale che ne descrive il modo. Al contrario queste due metodiche si completano vicendevolmente.
L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato dalla malattia, premessa ineludibile per soluzione conflittuale.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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