Crepacuore e medicina biologica
La medicina biologica aiuta a comprendere la sindrome del crepacuore oltre i meccanismi fisiopatologici alla ricerca di un senso applicato nella vita del paziente che la patisce. Il crepacuore appare clinicamente in modo similare ad un infarto, con dolore al petto, affanno improvviso e alterazioni dell’elettrocardiogramma. La differenza sostanziale tra crepacuore e infarto appare alla coronarografia d’urgenza che evidenzia nel crepacuore coronarie normali, senza restringimento alcuno. Il crepacuore evidenzia inoltre una aterazione caratteristica a livello morfologico ovvero appare come un vaso che usano tradizionalmente i giapponesi per conteneri i polipi. Da questa caratteristica morfologica il crepacuore è denominato anche Tako-tsubo. Tako significa infatti polipi e Tsubo vaso. Il crepacuore al livello fisiopatologico è una vasocostrizione reversibile del microcircolo cardiaco, connessa spesso ad una depressione o ad una sindrome adattativa a stress. Il crepacuore è pertanto una improvvisa vasocostrizione dei piccoli vasi che irrorano il cuore, potenzialmente reversibile, ma che culmina in una shock cardiogeno nel 12% dei casi e in morte nel 5% dei casi .
Oltre che dalla fisiopatologia il crepacuore è caratterizzato, come si evince dal nome e dalle osservazioni cliniche, dall’essere una espressione corporare di uno stato di estremo disagio emozionale. Il crepacuore è una condizione opposta a quella dell’innamoramento. Il cuore oltre ad essere una pompa per il sistema cariovascolare è anche il tessuto che produce il più vasto campo elettromagnetico del corpo umano. L’ intensità e estensione di questo campo elettromagnetico evidenzia funzioni extracardiologiche destinate al clan e alla specie di appartenenza. Il cuore in stato di innamoramento e ancor di più in stato di amore, comunica con i consimili per il tramite di un campo elettromagnitico che coinvolge e implica. A livello dei tessuti questa condizione corrisponde ad una vasodilatazione nel microcircolo cardiaco e ad una espansione del campo elettromagnetico prodotto. Il crepacuore è una condizione drammaticamente opposta ripetto allo stato di amore. Il paziente è chiuso nel proprio dolore e non ammette più il rapporto con il clan, la specie o il mondo. La chiusura di questo rapporto è idraulica, elettromagnetica e emozionale contestualmente. Il programma applicato dal crepacuore è potenzialmente reversivile ovvero serve talvolta a superare in isolamento, uno stato di estremo disagio nella rapporto e nella comunicazione emotica con il mondo. Esiste però una forma particolarmente intensa di crepacuore che applica un progetto per terminare la vita stessa, perchè non più degna di essere condivisa. Il dolore patito dal paziente è considerato inesprimibile o non degno di comunicazione.
La gestione cosciente dei conflitti biologici e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale di ogni paziente. Tutte le malattie sono una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta. Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni e di comportamenti applicati non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali si realizzano nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “meccanica” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma