Cellulite e medicina biologica
Nella celllulite insieme alla terapia medica è utile la medicina biologica per la valutazione del risentito, dei conflitti e dei campi emozionali implicati nella malattia. Prima di ogni trattamento è opportuno inquadrare la cellulite come un sintomo di contesto disregolativo che merita terapia sistemica oltre quella locale. La cellulite è però anche una risposta biologica adattativa ad un contesto ambientale reale o risentito che merita altrettanto una valutazione per includere anche i campi emozionali nel trattamento. La medicina biologica non ritiene la malattia non un errore, ma una risposta adattativa ad un conflitto patito. Comprendere pertanto il senso biologico applicato dalla cellulite contribuisce a gestire la problematica insieme al protocollo di terapia indicato. La gestione integrata della cellulite implica terapia medica, trattamento locale, modifica dello stile di vita e consapevolezza dei conflitti biologici implicati.
La cellulite denominata pannicolopatia edematofibrotica è un’alterazione del tessuto sottocutaneo che comporta un danno all’ estetica e nel tempo anche disturbi circolatori. Tale alterazione è caratterizzata da un’ipertrofia delle cellule adipose e dall’accumulo di acqua nello spazio extracellulare. Il sistema venoso e linfatico sono rallentati, determinando una ritenzione e ristagno di liquidi da parte dei tessuti. La cellulite è però da riferire anche ad un contesto adattativo per il quale costituisce una risposta biologica sensata. La cellulite esaminata con l’analisi della composizione corporea evidenzia alterazioni tipiche di precisi comparti e tessuti. L’ analisi della composizione corporea misura nella cellulite un aumento della massa grassa, una riduzione della massa magra e un aumento dell’ acqua extracellulare. Accumulare nelle estremità acqua e grasso a danno di struttura magra come la massa muscolare è in biologica una risposta adattativa alla carenza di fonti caloriche. La cellulite è una risposta antica e prevalentemente femminile alla problematica della fame. I progenitori umani hanno avuto certamente problemi quotidiani per garantire una continuità calorica per il sostentamento. Questa difficoltà aumentava esponenzialmente per le femmine in età fertile. Contribuire alla lotta per il cibo mentre impegnate nella procreazione e nella tutela della discendenza è stato sempre faticoso e talvolta eroico.
La biologia ha predisposto pertanto nel corso dell’evoluzione una risposta adattativa per la problematica di fame al femminile tramite una costituzione con minore massa magra e maggiore massa grassa. La massa magra infatti richiede calorie per essere mantenuta mentre la massa grassa è un tessuto di riserva che sopratutto non consuma, ma al contrario può fornire calorie in emergenza. Un risentito emotivo di fame è possibile anche in un contesto dove non esiste fame reale. L’ essere umano può infatti risentire precarietà o ansia esistenziale anche se ha fonti caloriche quotidiane e regolari. La malattia è collegata al risentito del paziente senza una stringente relazione con il principio di realtà. Il sistema nervoso centrale non distingue infatti un conflitto biologico virtuale o immaginato da uno reale e produce per entrambi i casi identica risposta biologica. Il risentito di precarietà esistenziale-nutrizionale per la propria sussistenza o per quella dei figli può attivare la risposta biologica, modificare le abitudini alimentari e lo stile di vita praticato. Inquadrare il risentito personale della paziente secondo la medicina biologica è fondamentale per una gestione integrata del paziente con cellulite. Senza tale lavoro gli sforzi di una terapia somatica anche ben concepita potrebbero essere vanificati.
Per la medicina biologica la ricerca del senso della malattia non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la meccanica della malattia anche la finalità sensata della malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. Per la medicina biologica la malattia è una risposta adattativa al conflitto sottostante operata a livello sottocorticale ovvero con le zone del sistema nervoso centrale deputate al controllo dei tessuti, degli organi e connesse funzioni. La medicina biologica ha l’obiettivo di circoscrivere il senso della malattia e non si contrappone alla medicina convenzionale che ne descrive il modo. Al contrario queste due metodiche si completano vicendevolmente. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato dalla malattia, premessa ineludibile per per soluzione conflittuale.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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