Afte e medicina biologica
La medicina biologica descrive il senso applicato dalla malattia afte alla ricerca prima di consapevolezza del paziente, poi di una terapia coerente e infine quando possibile di una soluzione al conflitto biologico sottostante. L’ afte è una lesione dolorosa all’interno della cavità orale causata da una rottura della mucosa, che assume il termine di stomatite aftosa quando la ferita è multipla o cronica. Le afte spesso iniziano con una sensazione di bruciore o pizzicore in bocca e dopo qualche giorno, generalmente si sviluppa un’area rossa o una bolla, che precede un’ulcera. Essa appare come una lesione della mucosa di forma ovale e colore bianco-giallastro, circondata da un anello rosso e infiammato e causa un dolore molto forte. La parte chiara all’interno della lesione infiammatoria è un deposito di fibrina, necessaria per la coagulazione del sangue. Un rigonfiamento dei linfonodi sotto la mandibola accompagna la malattia. Le afte possono essere dolorose o asintomatiche. Questa distinzione aiuta a decifrare il senso della malattia applicato nel singolo paziente. Secondo la medicina biologica, il senso applicato dalle afte è da ricercare in relazione a due possibili risposte comandate dalle parti più antiche del sistema nervoso. La prima possibilità è l’aumento della superficie di assorbimento. L’erosione aumenta possibilità di captare il “boccone di cibo”. La bocca, infatti, è un equivalente strutturale del fagosoma. L’unicellulare risolve il conflitto d’internalizzare un alimento posizionato fuori della membrana cellulare tramite la fagocitosi. Altrettanto nel mammifero il conflitto d’internalizzazione del cibo avviene attraverso un’apertura del soma che denominiamo bocca. Il sistema nervoso centrale del paziente affetto da afte può risentire un conflitto biologico con la necessità di aumentare lo spazio per il bolo alimentare introdotto. L’ ulcerazione della mucosa buccale rappresenta in tal senso la soluzione biologica per aumentare la superficie dedicata all’ introduzione del cibo.
Secondo la medicina biologica le afte rappresentano per il sistema nervoso che la applica una “bocca” nella bocca. L’aumento della superficie di un tessuto è una soluzione applicata dalla vita in innumerevoli situazioni che richiesero di implementare la funzione. L’applicazione della risposta biologica afte può avvenire ogniqualvolta il paziente risente insufficiente la sua capacità di accogliere il boccone. Nell’immaginario umano tutti gli scivolamenti di ” boccone” sono possibili: il guadagno, le occasioni di lavoro, le occasioni di ascesa sociale, le occasioni di un affare, di un investimento ecc ecc. Il campo emozionale coerente con tale situazione è rappresentato generalmente dall’iperiflessione. Il paziente è impegnato in modo ostinato e ossessivo sulle problematiche del suo “boccon” di vita. In questa decodifica dell’ afte secondo la medicina biologica spesso la lesione non è sintomatica perché il senso applicato è mangiare maggiormente il boccone non è interdetto dalle credenze o dalla educazione. La seconda possibilità biologica di applicazione delle afte è in relazione al campo emozionale ipocollera e generalmente la patologia è caratterizzata da dolore. La risposta biologica è in questo caso non permessa dalla cultura e educazione, si manifesta pertanto con dolore. Il paziente ipocollerico non può difendere i suoi interessi e tende ad assoggettarsi a un ipercollerico nel clan di appartenenza. Secondo la medicina biologica l’ipocollerico ha necessità di subire tale dominio e dunque vede con preoccupazione la possibilità di ribellarsi al suo “carnefice-protettore” Il morso per alimentarsi deve, infatti, avvenire nel rispetto di una precisa gerarchia per l’accesso a calorie disponibili. Le afte dolorose sono in questo caso un impedimento e non già un aumento della captazione. Non posso mangiare perché altrimenti avviene un conflitto non sostenibile nella relazione con l’ipercollerico dominante. Una tipica situazione di questo tipo avviene ogniqualvolta durante la predazione un clan spartisce il bottino. Esiste un ordine gerarchico nell’accesso nutrizionale al corpo della preda. Non rispettare tale gerarchia apre conflitti con chi ha accesso privilegiato al corpo della preda. Per la medicina biologica le afte sono in tal senso una soluzione per ritardare velleità sovversive della gerarchia alimentare nel clan, spesso portatrici di infauste conseguenze per chi le sovverte. A livello umano questo genere di conflitto si applica ogni qualvolta si suddividono risorse in un clan. Le risorse immaginate dall’essere umano non sono solo alimentari ma possono essere anche economiche, culturali o affettive.
L’analisi secondo la medicina biologica dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni, del risentito, dai campi emozionali applicati e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Le afte possono comportare un notevole disagio interiore e nella relazione. Talvolta il paziente può slatentizzare emozioni represse, sollecitato da condizioni di stress, di affaticamento, di forte emozione e di ansietà. Una valutazione delle afte secondo la medicina biologica rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per la risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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