Gioia insufficiente o ipogioia e medicina biologica
La gioia insufficiente o ipogioia è per la medicina biologica l’espressione disarmonica, insufficiente e contratta del campo emozionale in oggetto. La gioia insufficiente o ipo gioia è la conseguenza di ripetuti tradimenti del desiderio sperrimentato. L’ipogioioso non prova più a concepire illusione di gioia, è consapevole del fallimento nel mondo dei desideri, vive il futuro come una trappola e quindi si riversa nel passato. In ipo gioia gli anni già vissuti della vita erano meravigliosi, non certo i futuri e ancor di meno i presenti sono accettati. La persona parla sempre della sua vita passata con grande nostalgia, quasi fosse stata perfetta, dimenticando che quando quella vita era nel presente tanto perfetta non lo era per nulla.
L’interesse per il presente e per il futuro è ridotto. La memoria che è una funzione neurologica fortemente dipendente dalla motivazione, si orienta sulla stessa linea. Quello che è accaduto recentemente è dimenticato, ma quello che è accaduto anni or sono, lo si ricorda e lo si ripete fino a stordire in consimili che subiscono una racconto ripetuto come nuovo. In ipogioia si rivive il proprio passato come se fosse presente rallentando nel presente e decelerando funzioni. La difficoltà e la sofferenza dell’ ìpogioioso è non potere fruire di piacere e gioia per le cose che ha. Gioire di ciò che si raggiunge è infatti, una posizione emozionale ben diversa dal non poter concepire gioia nel presente. In ipo gioia non si è necessariamente una persona più avanti negli anni, anche se la possibilità del tradimento dei desideri è maggiormente frequente in una fase avanzata della vita. Non bisogna sorprendersi però di trovare una disillusione dei desideri anche in fasi più precoci della vita, come per esempio nell’adolescenza. L’adolescente in ipogioia è disilluso e non vede un proprio futuro, spesso senza neanche aver provato a costruire un’illusione. Spesso prende in prestito il passato di un proprio idolo non avendone uno personale.
In questa condizione molto recettiva, le disillusioni patite dal proprio idolo diventano come proprie. Si perde pertanto virtualmente la capacità di concepire un proprio futuro poiché si assorbe la disillusione di un personaggio vissuto come significativo ovvero l’idolo. Per fortuna nell’adolescenza l’attraversamento d’ipo gioia non ha una natura permanente, ma è transitoria è funzionale al consolidamento di una personalità propria. Quando l’adolescente crescendo inizia ad avere un proprio passato, la sua condizione si trasforma permettendo superare la crisi adolescenziale ipogioiosa. L’ipo gioia è dunque alimentata dal passato e determina nel presente un comportamento disforico distaccato e annoiato. L’ipogioioso non può essere felice di ciò vive, ma potrebbe esserlo solo di ciò che ha vissuto. Il passato sostituisce il presente. Questo ingenera negli ipogioiosi la ricerca di mantenimento ad oltranza del proprio passato. L’abbigliamento, i comportanti, le abitudini, i gusti sono ripetuti come nel tempo nel quale si originarono. Anche se non prova gioia, egli insiste nella lenta ripetizione della propria insoddisfazione. Mentre il normogioiso è felice di esistere e l’ipergioioso è proteso verso il divenire successivamente felice, l‘ipogioioso sente di esserlo stato.
In verità questo non è vero perché la felicità o si trova nel presente, oppure non esiste mai. La normogioia non può essere ne differita né precedente. Non di meno l’ipogioioso ripete e cerca di ripetere le stesse esperienze convinto di ricontattare in tale modo la gioia perduta. Un tipico comportamento ipogioioso è osservabile in quelle coppie che soffrono una relazione sgradita per tutta una vita, ma quando muore un partner, il superstite non termina il lutto e rivisita alterando tutto il passato. Quella relazione carica di conflitti insanabili è percepita come idilliaca, perfetta e insostituibile. Secondo la medicina biologica, la casa del partner superstite diviene un mausoleo di ricordi alterati dalla necessita di gioire al passato. La relazione affettiva nel presente diviene arida, indisponibile e inutile. Ogni tentativo di coinvolgere l’ipogioioso in un nuovo, attuale motivo di gioia, è respinto con sdegno. L’ipogioioso comunica a tutti la sua indisponibilità a gioire ripetendo a se stesso e ai suoi sfortunati interlocutori, quanto meraviglioso fosse il suo passato. Nei casi più gravi l’ipogioioso non gioisce proprio senza un riferimento al proprio passato. La necessita, infatti, di giustificare un comportamento ad altri è, infatti, ancora una forma di relazione anche se ridotta e autoreferenziale. Nell’ipogioia più intensa, può sospendersi questa esigenza di comunicazione e relazione. Allora l’ipogioioso non gioisce più senza riferimento alcuno al mondo che lo circonda. Si tratta di una condizione penosa d’isolamento nella quale la felicità è evitata senza spiegazione alcuna.
L’ipogioioso tende nella sua condizione a rallentare e cristallizzare tutte le funzioni biologiche per non rischiare di allontanarsi dal proprio passato o comunque di muoversi. L’espressione più fisica ed estrema d’ipogioia potrebbe essere la sclerosi e in particolare l’arteriosclerosi. Il malato distrugge tutte le facoltà cognitive funzionali alla percezione del presente e si rinchiude letteralmente in esili residui di memoria riguardanti il passato. Il malato appare come imprigionato nel suo mondo interiore, dal quale è arduo distrarlo. Espressione tipica pertanto dell’ipogioia è una progressiva ridotta interazione con il presente fino a ridurre anche l’orientamento e le capacità cognitive espresse. Per memorizzare il presente è necessario, infatti, che il presente susciti emozioni. Se la relazione emotiva con il presente è priva d’interesse, il sistema nervoso riduce le seguenti facoltà: memoria, comprensione e interazione. Questa condizione può esprimersi in numerose forme di malattia organica caratterizzate della qualità emotiva descritta. La vascolarizzazione di un tessuto secondo la medicina biologica si esalta in ipergioia o nel desiderio. Al contrario in caso d’ipogioia un tessuto è devascolarizzato in vario modo.
La sessualità del malato d’ipogioia è secondo la medicina biologica, lenta e riproduce sempre la stessa modalità. In ipogioia si estende il tempo tra i rapporti di una sessualità mai evolvente. La sessualità si attiva con una latenza importante tra un rapporto e il successivo. L’atto sessuale è vissuto senza partecipazione emotiva e tende alla ripetizione di qualcosa vissuto nel passato. Il paziente in ipogioia tende durante la sessualità a immaginare di essere con un partner del proprio passato e per aiutarsi cerca di ricostruire un habitat gestuale che lo ricordi. A ogni atto sessuale si consolida però la sua opinione pregiudiziale: è inutile cercare di provare ancora piacere. Il piacere eccelso è esclusivamente quello passato. Secondo la medicina biologica la gioia insufficiente rende i rapporti sessuali rari e quando ci si sottopone, quasi forzatamente non si sperimenta piacere. Si tratta di partner noioso, annoiato, rigido nei comportamenti imposti e maldisposto. La devascolarizzazione tendenziale dell’ipogioioso può determinare una disfunzione erettile. La disfunzione erettile dell’ipogioioso tende a esprimersi principalmente con una latenza prolungata tra una modesta erezione e la successiva. Le ipogioiose femminili soffrono di dispareunia sine materia: provano un fastidio talvolta dolore durante l’atto sessuale non riconducibile ad una espressione organica fatta eccezione per una ridotta lubrificazione vaginale. L’atto sessuale è rimandato con ogni forma di giustificazione, ma ovviamente addurre l’età è particolarmente frequente: “gioivo in passato, ora non posso proprio” .
Quest’affermazione però omette la verifica che in fondo nel passato, mai vi fu piacere. Per i motivi descritti le ipogioiose che entrano in menopausa tendono a viverla bene, perché la interpretano come un buon motivo per la sospensione di sessualità a loro poco gradita. L’ipogioia è un campo emozionale che implode e che esclude che corrisponde a un’incapacità di amare.
Per la medicina biologica la valutazione dei campi emozionali non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la meccanica della malattia anche il mezzo e la finalità sensata di ogni malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie.
L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dai campi applicati, dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Una valutazione dei campi emozionali e del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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