La fase di infiammazione in medicina biologica
La fase di infiammazione in medicina biologica è la seconda risposta tissulare applicata da sistema nervoso centrale quale soluzione ad un conflitto patito. L’ infiammazione acuta è una soluzione possibile ad un conflitto biologico che non trova compensazione tramite l’attivazione straordinaria della fase d’escrezione, generando la successiva reattività. L’infiammazione acuta è da considerare in medicina biologica come una specie d’inceneritore tossinico. Tramite la sua azione sono bruciate metabolicamente tossine endogene ed esogene ristabilendo quell’equilibrio dinamico tra carico e scarico tossinico, maggiormente favorevole alla salute. Oltre a bruciare tossine endogene ed esogene, i processi infiammatori veicolano alla loro insorgenza l’attenzione e la concentrazione del malato verso i tessuti impegnati, agendo a livello di coscienza.L’ infiammazione come tutte le attivazioni tissulari si evidenzia in un tessuto che possiede un nesso logico con il conflitto biologico sottostante. La scelta del sistema nervoso di quale tessuto implicare in un’infiammazione acuta non è dunque né casuale né capriccioso. Per la medicina biologica iIl tessuto implicato possiede un nesso evoluzionistico con il conflitto risentito dal paziente.
La fase d’ infiammazione acuta possiede l’indubbia caratteristica di avere un’ampia quota di restitutio ad integrum. Il malato che è sottoposto ad una patologia in fase reattiva infiammazione, quando supera la malattia ristabilisce generalmente la propria salute precedente. L’ infiammazione permette modifiche rapide dei tessuti. Esempi d’ infiammazioni sono: la sindrome influenzale, la tonsillite, la cistite, l’acne, la bronchite, la gastrite o la colite. La malattia in infiammazione sollecita molto più della malattia in fase d’escrezione, l’attenzione del malato alla propria corporeità. Questo processo coscienziale repentino ed energico, è una parte rilevante nell’induzione delle infiammazioni. L’uomo sottoposto ad un’ infiammazione deve apprendere qualcosa dalla stessa che riguardi il suo corpo e che implichi un parametro temporale relativamente rapido. Prima dell’era degli antibiotici, le malattie in fase d’ infiammazione acuta erano la prima causa di morte. In certe epoche storiche le epidemie hanno estinto rilevanti percentuali di popolazione.
Questo processo di riduzione numerica della popolazione avveniva inoltre in tempi relativamente rapidi. Per scatenare una reattività in fase di infiammazione nei tessuti, gli organismi multicellulari necessitano della collaborazione biologica dei microrganismi. Un’ infiammazione avviene solo quando il sistema nervoso centrale di un organismo pluricellulare, invia al tessuto implicato quei segnali necessari a determinare la patologia. Un tessuto non innervato, non può infatti, né infiammarsi né degenerare. Quando il sistema nervoso centrale del paziente ritiene necessaria tale reattività allora comanda l’ infiammazione di specifici distretti dell’organismo gestito.
Per effettuare la reazione in infiammazione è necessaria la collaborazione di microrganismi, come per esempio i batteri. Ciò non vale solo per i batteri patogeni presenti per nell’ambiente, ma anche per i batteri saprofiti. La categoria dei batteri che operano in simbiosi con l’organismo umano sono denominati appunto saprofiti. Si tratta di collaboratori coordinati e sinergici con l’essere umano in molte attività metaboliche. Per esempio, i saprofiti collaborano nei processi digestivi o nella sintesi delle vitamine.
Secondo la medicina biologica quando un sistema nervoso centrale invia, ad un tessuto, i segnali dell’infiammazione e non si trova nell’ambiente un batterio patogeno che può collaborare al comando, allora in tal caso il saprofito svolge un ruolo supplente il patogeno. Alcuni ricercatori ritengono pertanto la distinzione tra microrganismo patogeno e saprofita più fluida e sicuramente dipendente da scelte operate tramite il sistema immunitario. Una forma particolare di collaborazione tra organismi multicellulari complessi e batteri è data dai mitocondri cellulari. Questi organelli cellulari sono infatti un’evoluzione del rapporto simbiotico tra batterio e organismo pluricellulare. Il mitocondrio è un batterio evoluto collaborante, tanto da allocarsi internamente alla cellula, nel suo citoplasma. In questa posizione il nostro mitocondrio-batterio ha sviluppato la capacità metabolica di produrre energia per la cellula stessa, la quale ricambia attribuendogli il prestigioso ruolo. Si tratta di un esempio del principio evolutivo della cooperazione.
L’ infiammazione è per la medicina biologica una possibilità reattiva dei tessuti costituenti un organismo pluricellulare per rispondere ad un conflitto biologico. Tale reazione è sempre governata dal sistema nervoso centrale del paziente ed è pertanto da intendersi all’interno di un preciso intento elementare di garantire la sopravvivenza.
Per la medicina biologica la ricerca del senso di una patologia si esercita anche nell’ analisi morfologica e reattiva dei tessuti impegnati dal malato nella malattia La medicina biologica cerca oltre l’ espressione fisica della sofferenza anche la sua finalità sensata nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie.
L’analisi in medicina biologica delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, del risentito delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Alcuni comportamenti possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione dei tessuti in relazione al risentito personale secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma