A chi serve l’ acidificazione degli oceani
L’ acidificazione degli oceani è un processo che riguarda il pianeta analogico e coerente con quello nel quale è implicato ogni singolo organismo. L’ acidificazione degli oceani è il termine tecnico per descrivere la decrescita del valore del pH oceanico, causato dalla assunzione di anidride carbonica prodotta dalla attività umane. Secondo quanto riportato su Nature Climate Change dai ricercatori del MIT Massachusetts Institute of Technology tra il 1751 e il 1994, il pH superficiale delle acque oceaniche si sia abbassato da 8,25 a 8,14. Entro il 2100 il pH delle acque potrebbe scendere a tal punto da mettere a rischio il delicato equilibrio del fitoplancton, la complessa comunità di microrganismi che vive sulla superficie degli oceani e che è alla base dell’ecosistema. Le ripercussioni si farebbero sentire anche sulla terraferma travolgendo animali e umani. Il processo di continua acidificazione delle acque oceaniche ha un effetto sulla catena alimentare collegata a queste acque. Tra le molte conseguenze implicate, la acidificazione può influire sullo scioglimento dei gusci calcarei delle conchiglie dei molluschi e del plancton calcareo, costituite da carbonato di calcio. A livello di organismo umano analogicamente si assiste già da anni ad una demineralizzazione che implica principalmente il sistema osteomuscolare.
Oltre alla acidificazione anche il riscaldamento delle acque giocherà un ruolo cruciale nella diversa disponibilità e qualità del fitoplancton ovvero la sua migrazione verso i poli. L’ osservazione e la rilevazione scientifica di questi cambiamenti dovuti alla acidificazione e in generale di tutti i cambiamenti climatici in atto pecca sul piano razionale e deontologico per un assioma iniziale indimostrabile quanto errato. Lo scienziato che studia il clima e i suoi cambiamenti presuppone che ciò che osserva sia il frutto di incuria e ignoranza. L’ aumento della temperatura, la presenza di precisi inquinanti nell’ambiente, l’acidificazione, la dispersione di agenti inquinanti nell’aria. sono per i ricercatori la risultante di comportamenti certamente scellerati ma mai intenzionali. La storia dell’uomo e l’antropologia però devono essere sempre poste in relazione alla biologia. I comportamenti degli umani sopratutto quando denotati da violenza sono stati descritti nel corso dei secoli più frequentemente come frutto di intenzioni che di distrazione. Altrettanto la violenza che caratterizza le varie religioni del pianeta non può essere facilmente liquidata come non attinente quando si osservano i cambiamenti climatici e ambientali posti in essere.
Il controllo del clima non è una semplice distrazione ma un obiettivo almeno militare e politico. Controllare il clima è un vantaggio, non solo banalmente perchè consente di pianificare il successo degli eserciti quando operativi. Il clima è un obiettivo della violenza intenzionale umana anche perchè sottopone a forte pressione con successivo controllo precisi segmenti di popolazione e di interessi economici. Il controllo del clima permette infine la creazione di condizioni favorevoli per lo sviluppo di nuove forme di vita biologica o esobiologica. Inutile sottolineare quanto possa essere sciocco osservare uno dei processi implicati in questo disegno, ovvero la acidificazione degli oceani, come un evento che deriva da mera disattenzione nelle umane attività. Meglio sarebbe iniziare a chiedersi, quale forma di vita si vuole favorire tramite i numerosi processi intenzionali in atto tra i quali l’ acidificazione degli oceani.
Dott. Fabio Elvio Farello