Tristezza carente, ipotristezza e medicina biologica
La tristezza insufficiente o ipotristezza è per la medicina biologica l’espressione disarmonica, inefficiente e manchevole del campo emozionale in oggetto. Il campo emozionale tristezza insufficiente o ipotristezza corrisponde alla depressione intesa però non come diagnosi psichiatrica, ma come quell’emozione cupa tipica dei soggetti disoccupati di sé. In tristezza insufficiente si scivola da una posizione di deficit nell’elaborazione introspettiva, verso quella trascuratezza del proprio interiore, comunemente denominata melanconia. L’ipotriste non riesce a passare dallo sguardo verso il mondo, allo sguardo verso sé. Pertanto perde un’enorme possibilità di correlare e comprendere gli eventi mondani non fortunati. In ipo tristezza non si può osservare un evento conflittuale dal lato del risentito, pertanto ogni evento è letto esclusivamente come storico. Poiché la storia di ogni vita difficilmente è una sequenza di eventi fortunati, la reazione melanconica dell’ipotriste è più che scontata. Un evento conflittuale avvenuto sul piano storico è, infatti, passato e pertanto immutabile. Solo la capacità introspettiva dell’essere umano, permette una nuova elaborazione dello stesso, tale da risolvere il conflitto sottostante. In normo tristezza, il risentito emotivo cessa di essere sofferto ed evolve a nuova consapevolezza. La storia di conflitti non può essere mutata, mentre al contrario il risentito dei conflitti muta con un maggiore possesso della propria ricchezza interiore, condizione irraggiungibile in tristezza carente.Vivere entrambi gli aspetti, quelli interiori ed esteriori della vita è una facoltà umana che dona oltre alla conflittolisi, anche un enorme vantaggio selettivo. Infatti, le soluzioni e la sopravvivenza di chi possiede plasticità emozionale sono senza dubbio più articolate e pertanto efficaci. Al contrario la caparbia fissazione sulla concretezza degli eventi subiti, non permette evoluzione o accrescimento alcuno. Il soggetto che esprime ipo tristezza affronta gli eventi storici difficili della sua vita, disoccupandosi di sé e concentrandosi sull’inesorabile concretezza di ogni dolore. Disperato di una soluzione egli rassegna e si deprime. La depressione come campo emozionale corrisponde pertanto a una scarsa occupazione o ignoranza di se stessi.
Spesso il bambino ipotriste è in relazione ad un genitore ipertriste. Infatti, a un genitore eccessivamente occupato del figlio, corrisponde e s’incastra un bambino con personalità tendente all’opposto. Anche nelle coppie affettive si osserva la possibilità di una compensazione per opposti campi emozionali. Uno dei partner esagera una possibilità di occupazione fino alla preoccupazione, l’altro specularmente non se ne occupa bastevolmente. Le coppie basate sulla complementarità dei campi emozionali sono purtroppo solide solo fino a che uno dei partner cambia. Al momento che tale condizione si realizza e pertanto compromette la complementarità di campo, viene meno un fondamentale collante. Una coppia che basa la relazione sulle compensazioni tra ipotristezza e ipertristezza si dissolve molto rapidamente quanto uno dei partner cambia il proprio campo emozionale.
Anche sui posti di lavoro osserviamo lo stesso comportamento compensativo. La preoccupazione di un datore di lavoro ipertriste s’incastra con un collaboratore, dipendente o datore di lavoro ipotriste. La relazione lavorativa, affettiva o genitoriale basa in fondo sui motivi per i quali i soggetti che vi partecipano amano lamentarsene.
Secondo la medicina biologica la sessualità dell’soggetto in ipotristezza è meccanica ferma alla corporeità dell’atto, senza cura alcuna per le sue possibilità di crescita interiore e affettiva. Si tratta di una sessualità vissuta con certa distrazione nella quale solo l’evento esteriore e fisico è rilevante. L’ipotriste non occupandosi bene di se stesso è anche incapace di occuparsi dell’altro. Pertanto non comprende come donare piacere ne è in grado di riceverlo. Spesso si pratica la rinuncia alla sessualità vissuta e raccontata come un evento noioso e non essenziale alla vita. L’ipotriste può essere molto abile a mascherare questa rinuncia alla sessualità, quasi fosse una conquista o una culminante spirituale. Trascendere la sessualità però mai proviene dall’incapacità di amare sessualmente. Al contrario si può trascendere solo ciò che è pienamente e consapevolmente vissuto.
La scarsa propensione alla sessualità del soggetto ipotriste non necessariamente è rinuncia alla paternità o maternità. Infatti, per il concepimento non sono sempre necessari troppi rapporti e tantomeno profondità emotiva. Il genitore ipotriste si trova a essere tale, pertanto non proprio consapevolmente. Egli procede nei delicati compiti che riguardano i figli con la stessa distrazione che ha caratterizzato la sessualità che produsse il concepimento.
La melanconia del soggetto in ipotristezza è diffusa nelle società avanzate ed evolute. Essa coincide con il calo delle nascite e con un disimpegno nei confronti dei piaceri, della partecipazione e degli impegni. Nelle forme più gravi, la mancanza di senso della vita culmina nell’incapacità di difenderla. L’ipotriste si abbandona alla malattia o alla morte perché non trova interiormente la forte motivazione per conservarsi e conservare.
Per la medicina biologica la valutazione dei campi emozionali non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la meccanica della malattia anche il mezzo e la finalità sensata di ogni malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie.
L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dai campi applicati, dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Una valutazione dei campi emozionali e del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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