Paura equilibrata o normopaura e medicina biologica
La paura equilibrata o normopaura è per la medicina biologica l’espressione armonica, efficiente e produttiva del campo emozionale in oggetto. Il campo emozionale paura equilibrata o normo paura è in rapporto ad una emozione da tutti ben conosciuta per i suoi basculamenti in posizione di squilibrio. Meno nota e pertanto meno apprezzata è la sua funzione armonica.
La normo paura permette di rapportarsi a un mondo talvolta insidioso con una capacità di gestione anche emotiva del pericolo. L’homo sapiens si è trovato nella sua storia spesso confrontato con pericoli improvvisi o routinari. La normo paura gli ha permesso di gestire queste emergenze in modo tale da migliorare la sopravvivenza dell’individuo e della specie.
L’esposizione a predatori, i cambiamenti climatici e ambientali improvvisi come maremoti o terremoti sono state sfide non semplici per un mammifero tanto scarsamente dotato sul piano fisico. In altre circostanze sono stati gli stessi uomini a costituire grave e improvviso pericolo per altri uomini. La normopaura ha garantito l’efficienza di quei comportamenti che miglioravano l’opportunità di sopravvivere e quindi di trasmettere l’informazione alle generazioni future. Il campo normopaura è caratterizzato da uno stato di allarme e attenzione aumentati; i messaggi dell’ambiente sono percepiti e letti con maggiore chiarezza. Si assiste a una stasi di tutte le funzioni biologiche non essenziali, per concentrarsi totalmente su quelle che potrebbero salvare la vita.
Ogni movimento fisico è sospeso. L’uomo in pericolo, che non ha ancora deciso quale strategia adottare, per non sbagliare blocca qualsiasi attività motoria non opportuna. Le acque sono scaricate e subentra orinazione. In caso di fuga o conflitto fisico meglio che la vescica sia vuota.
La normo paura implementa le capacità intellettive. Tutto quello che si presenta in questa circostanza, è osservato e registrato funzionalmente a ricordarlo nei più piccoli dettagli per eventuali impieghi futuri. La normo paura implementa la capacità di valutazione del reale. Nel momento dell’emergenza prima di decidere cosa fare, infatti, è necessario un lavoro di attenta valutazione. Altrettanto dipende da normopaura la riserva di forza e tenacia entrambe atte a migliorare l’esito di un conflitto biologico. La normopaura è un campo emozionale che espande e amplifica le capacità intellettuali. La migliore la risorsa umana nei confronti di altri animali, meglio dotati fisicamente è proprio la possibilità di gestire un contenzioso tramite una strategia e sopravvivere pertanto grazie all’intelligenza. La paura equilibrata libera nel soggetto tutte le facoltà intellettive e razionali. Il pericolo è valutato soppesato e si configurano rapidamente strategie per affrontarlo.
La forza fisica e la resistenza sono attivate, tutte le funzioni fisiologiche non utili sono sospese. Si attende l’arrivo del successivo campo emozionale ovvero la normocollera che porterà alla messa in movimento della decisione presa ovvero fuga o attacco.
La normo paura è senza dubbio il campo emozionale più solido e denso, tanto da essere percepito non solo dai consimili ma anche da altre specie animali. Sul piano ormonale sono attivate una serie di meccanismi. Le surreni vengono sollecitate la tiroide e il pancreas si predispongono alle esigenze di una eventuale rapida e intensa liberazione di energia muscolare. Alcuni predatori hanno sviluppato la capacità olfattiva di percepire queste tempeste ormonali nelle prede e sono specializzati a individuarle proprio per un certo odore percepibile nell’ambiente. La vita secondo la medicina biologica è un continuo adattamento alle circostanze e sviluppa strategie raffinate sempre alla ricerca di opportunità biologiche.
Il campo normopaura accompagna anche l’ultimo percorso di vita, prima che il decesso la termini. L’uomo nasce in normocollera e muore in normopaura.Si parla infatti della lucidità o dell’ipercoscienza che precede la morte. Tale condizione d’incremento coscienziale ha un evidente senso biologico. L’uomo che muore adotta in tale circostanza, quel campo emozionale tramite il quale ha gestito tutte le sfide per la sopravvivenza. La lotta per la sopravvivenza coinvolge oltre l’individuo che muore anche la specie alla quale appartiene. Esiste pertanto una relazione tra riproduzione e normopaura. Tutti i meccanismi di preparazione e messa a disposizione dei gameti sono allocati nel campo emozionale in oggetto. Ciò determina un’inconscia pulsione ad attivare la riproduzione dopo il decesso di una persona cara. Noto è il nesso stretto tra morte e riproduzione. A parte ampi riferimenti presenti in ogni civiltà e cultura in merito, esiste una necessità biologica. In un branco di prede ogni volta che il predatore riduce il numero dei costituenti il branco, si attiva una maggiore riproduzione atta a mantenere costante il loro numero e garantire quindi la sopravvivenza della specie. La morte è assimilata dall’immaginario umano all’ultima sfida con il “predatore”. L’attivazione del campo emozionale normo paura secondo la medicina biologica, coinvolge pertanto tutto il branco, per garantire quei comportamenti biologicamente opportuni, come la fuga in gruppo oppure l’attivazione di riproduzione.
La paura equilibrata è densa percepibile e pesante. Difficile non essere coinvolti da tale intensità. Quando un incendio devasta un bosco questo campo emozionale coinvolge tutte le specie viventi che si comportano come un unico macrorganismo con l’intento di salvare la vita. Altrettanto prima di un terremoto o di un maremoto gli animali, che hanno ancora un rapporto con i campi emozionali non turbato culturalmente, entrano in una condizione preparatoria l’evento, il cui senso biologico è garantire sopravvivenza anche in condizioni estreme. La normopaura è in medicina biologica anche attivazione di tutte le memorie e risentiti riguardanti situazioni estreme precedentemente gestite, alla ricerca di quella che salva nella attuale. La memoria, il ragionamento, la lucidità e la volontà sono pertanto le espressioni più positive della paura.
Per la medicina biologica la valutazione dei campi emozionali non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la meccanica della malattia anche il mezzo e la finalità sensata di ogni malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dai campi applicati, dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Una valutazione dei campi emozionali e del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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