Paura insufficiente, ipopaura e medicina biologica
La paura insufficiente o ipopaura è per la medicina biologica l’espressione disarmonica, inefficiente e manchevole del campo emozionale in oggetto. Al campo emozionale paura equilibrata corrispondono ovviamente due condizioni di perdita di tale equilibrio: l’iperpaura e l’ipopaura. L’ipo paura è un’insufficiente capacità emotiva nella gestione di situazioni con contenuto minaccioso. L’individuo in ipopaura non riesce a gestire il conflitto biologico e quindi non lo conclude. Resta in una forma costante di paura cronica insufficiente a una reazione corretta ed è quindi non è efficiente e operativo. In ipopaura si soffre pertanto di ansia, di fobie e di angoscia. L’ipopauroso non possiede la facoltà di gestire un’emergenza e quindi non è mai sollevato dal timore di soccombere, se questa si verifica.
L’ipopaura secondo la medicina biologica impedisce di gestire ogni emergenza reale o immaginata. Il soggetto che esprime il campo emozionale paura insufficiente ha una ridotta capacità di valutare razionalmente e non resiste alla minima difficoltà di vita. La perdita delle urine connessa al campo ipopaura può evolvere in una forma di cistite cronica o d’incontinenza urinaria Anche la reazione somatica non si conclude, anzi persiste priva di un risultato biologicamente soddisfacente. L’ ipopaura è molto diffusa soprattutto nei grandi centri urbani. Infatti, una delle sue cause è l’eccessiva lontananza da comportamenti naturali e quindi sensati.
Nei grandi centri urbani si sono inoltre sviluppate nuove forme di pericolo vitale, per le quali gli essere umani, non hanno memorie biologiche di sopravvivenza applicabili. Per esempio il rapporto con il predatore è una problematica per la quale l’uomo ha antichissime memorie disponibili nel suo inconscio. Queste memorie di comportamenti sono tanto antiche da condividerle anche con gli altri mammiferi. La possibilità di perdere il posto di lavoro invece è una situazione a carattere minaccioso in cui l’esperienza di gestione emozionale trasmessa è molto recente, ovvero praticamente nulla sul piano biologico. Inoltre la velocità con cui i pericoli in un centro urbano si modificano, rende talvolta inutile la trasmissione di strategie idonee alla conflittolisi anche tra generazioni relativamente vicine.
Come un uomo vissuto all’inizio del secolo scorso ha gestito la fame dovuta a disoccupazione, non è per nulla applicabile nel secolo attuale. Pertanto non esistono un bagaglio di memorie e relativi campi emozionali idonei alla gestione dei pericoli moderni. L’uomo secondo la medicina biologica, non si sente dunque mai protetto e permane in uno stato di perenne allarme mai produttivo di una sua maggiore sicurezza. Un caso particolare d’ipopaura è l’ipocondria. In questo caso l’individuo teme sempre di avere una malattia, disturbo di cui la classe medica è sicuramente maggiormente affetta di qualsiasi altra condizione professionale.Se esaminiamo come si regola un mammifero quando ammala, osserviamo che per l’animale la malattia è cosa ben più semplice che per l’uomo. L’animale o mette in atto impressionanti meccanismi riparazione o soccombe.
Nell’uomo acculturato il processo si complica proporzionalmente alla sua cultura. Anche il disease mongering contribuisce ad alterare una normale relazione con la propria malattia. Infine la gestione della salute è affidata ad altri esseri umani e quindi si pone un problema di fiducia che l’animale indubbiamente non ha.
Nelle società che hanno sistemi sanitari evoluti, aumenta proporzionalmente anche la timorosa sfiducia nel sanitario deputato all’assistenza. La diffusione di malattie croniche è alimentata da molti fattori incluso il campo emozionale ipopaura. L’animale quando supera un evento minaccioso per la sopravvivenza, memorizza la sequenza che l’ha salvato e continua a vivere certamente con una maggiore esperienza, ma non con paura.
Il processo razionale di gestione di un pericolo a livello umano invece talvolta non si conclude, ma si blocca e permane in stato di perenne irritazione. Più la cultura è espansa come nei casi di chi è professionalmente coinvolto nell’assistenza sanitaria, maggiore la sua interferenza negativa con la guarigione. Quei medici che hanno la sfortuna di dovere curare un collega conoscono bene questa problematica. Al collega medico tutte le eventualità negative conosciute per una determinata situazione morbosa occorrono puntualmente. Un medico è un paziente difficile che produrrà percentualmente più complicanze. La cultura medica, migliora la tecnologia della cura, ma alimenta l’ipopaura del curante e del curato.
La razionalità è connessa al campo emozionale normopaura, ma tale facoltà del sistema nervoso centrale deve essere superstimolata solo in emergenza. La cultura implica talvolta una grande mole d’informazioni non necessariamente utili in caso di emergenza. Tutte le situazioni che sono caratterizzate da uno squilibrio tra mole d’informazioni e la loro applicazione operativa inducono il soggetto verso l’ipopaura. Sul piano dell’istruzione sarebbe interessante valutare questo fattore. La sintesi tranquillizza la mente, mentre l’analisi tende ad agitarla.
Una ulteriore caratteristica della ipopaura è la comparsa di dolore cronico. Come sul piano emozionale anche sul piano fisico. Se la normopaura è utile per individuare una strategia di sopravivenza allora il dolore interviene con la stessa elevata finalità. Si tratta di un segnale fisico importante, utile alla messa in moto di comportamenti idonei alla sopravvivenza dell’individuo. Tale condizione in genere si conclude con la messa in sicurezza biologica, implicante restitutio ad integrum oppure con il decesso.
Diversa è la condizione del dolore cronico che è il corrispettivo fisico dell’ipopaura. Questo segnale perde il suo senso biologico e difficilmente promuove la sopravvivenza del singolo. Il dolore cronico in medicina biologica significa ed è semplicemente un blocco.
Una sequenza di eventi che avrebbero dovuto fluire in un comportamento biologico opportuno, per i quali il dolore è stato un necessario induttore di emergenza, rimangono sospesi a metà percorso. Come l’ipopaura è una condizione non concludente, altrettanto il dolore cronico sospende un processo il cui senso originale è terminare in una soluzione. Se la mano è avvicinata troppo al fuoco, un dolore lancinante mette in moto i meccanismi di allontanamento dal fuoco e di riparazione dei tessuti. Alla fine di questi comportamenti la mano è riparata e il soggetto memorizza che il fuoco brucia. Il dolore a questo punto non è più necessario e termina. Nel dolore cronico, reazione è bloccata e non conclusa. I pericoli affrontati dall’uomo moderno non sono così semplici come quelli in natura. Le strategie disponibili non sono sufficienti ad affrontarli.
Il legame tra la paura equilibrata e riproduzione è secondo la medicina biologica funzionale alla sopravvivenza della specie. La normopaura favorisce la produzione dei gameti e i comportamenti idonei alla trasmissione. Al contrario a ipopaura corrisponde un difetto della produzione di gameti che culmina nell’infertilità dovuta a difetto nei gameti. L’ ipopaura lede, però anche la tranquillità durante l’atto sessuale e il soggetto affetto tende a soffrire la sessualità invece di goderne. In casi estremi si arriva alla dispareunia. In ogni caso la sessualità è vissuta con ansia oppure nella sua forma più acculturata che è la colpa. L’atto sessuale si trasforma da espressione della vita a espressione della colpa.
Per la medicina biologica la valutazione dei campi emozionali non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la meccanica della malattia anche il mezzo e la finalità sensata di ogni malattia nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie.
L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dai campi applicati, dei diversi fattori aggravanti, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Una valutazione dei campi emozionali e del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma
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