Conflitto biologico in Medicina biologica
Il conflitto biologico è un termine tecnico della medicina biologica per descrivere le problematiche affrontate dalla vita sul pianeta terra nelle varie tappe della sua evoluzione. La descrizione dei conflitti biologici o l’individuazione di tali nella vita del malato è basilare nella medicina biologica. Infatti, le alterazioni patologiche di un tessuto o di una funzione da lui espressa dipendono in larga misura dalla conflittolisi che tale tessuto ha operato nell’evoluzione delle specie. Il tessuto malato è coinvolto dal paziente in una problematica coerente con la soluzione che tale tessuto rappresenta nell’evoluzione. Il conflitto biologico è quella sfida a sopravvivere, che ha permesso soluzioni adattative complesse che osserviamo mai conclusive nelle varie specie animali. Ogni tessuto e ogni funzione di cui è costituito un organismo sono la soluzione conflittuale a un precedente conflitto biologico. Ogni conquista in tal senso proviene da una mancanza e a tale mancanza rimane poi per sempre legato. Solo però quando tale mancanza è pericolosa per la sopravvivenza del singolo o della specie, allora parliamo di conflitto biologico.
I conflitti psicologici al contrario sono certamente causa di sofferenza emozionale, ma non implicano la sopravvivenza in modo tanto immediato e stringente. Inoltre i conflitti psicologici sono caratterizzati da una progressione decisamente più lenta nella lesione e nella morte dell’organismo a loro esposto.
Il conflitto biologico è pertanto un problema a sopravvivere immediato che non consente deroghe o attese. L’individuo sottoposto ad un conflitto biologico deve mobilitare nuove capacità velocemente altrimenti muore. A titolo esemplificativo il tessuto polmonare rappresenta la soluzione adattativa al conflitto biologico di soffocamento sofferto dal pesce spiaggiato nella zona cotidale. Oppure il tessuto muscolatura rappresenta la soluzione al conflitto biologico di locomozione dalla preda esposta a predatore. Alcuni organismi sono trasportati dal vento o dall’acqua, altri manifestano locomozione intenzionale. Questi ultimi hanno un tessuto straordinario che rappresenta una potente acquisizione evoluzionistica ovvero la muscolatura striata. Il predatore applica la muscolatura striata per procacciarsi nutrimento, mentre la preda per evitare di diventarlo. Prima della muscolatura striata l’esposizione a un confitto biologico dovuto a mancanza di movimento intenzionale, era letale. Il conflitto biologico è pertanto uno stimolo continuo per la vita sia a produrre nuove specie, sia a modificare quelle esistenti. Il conflitto biologico è un motore dell’ evoluzione, ma espone anche ad una certa probabilità di soccombere. Per l’animale soccombere comporta non di rado il decesso. L’uomo che ha un risentito anche immaginifico si sente come morto. L’aspetto costruttivo della durissima sfida è che quando avviene la conflittolisi, questa favorisce nuove capacità biologiche dei tessuti esistenti, nuovi tessuti con relative capacità, nuove specie animali e infine espande coscienza.
Le caratteristiche del conflitto biologico divergono sostanzialmente da quelle rappresentate dal termine conflitto come usato in psicologia. Il conflitto biologico per essere tale assolvere ai seguenti requisiti:
- si tratta di istante nel quale manca una soluzione per vivere
- non è aspettato dunque impossibile pianificare una difesa
- è vissuto in solitudine
- è impossibile rimandare la soluzione
A livello animale le tematiche di un conflitto biologico sono quattro è implicano sempre la vita.
L’uomo crede tramite la tecnologia a evitare l’esposizione a conflitti biologici, ma essendo programmato per gli stessi sia dal codice genetico sia dal sistema nervoso centrale, li subisce anche quando non sono reali. Il malato non distingue facilmente il conflitto biologico reale da quello vissuto come tale a livello immaginativo. La perdita del posto lavoro per esempio può scatenare un conflitto biologico sul tema della nutrizione, anche quando probabilmente la fame non è un problema immediato. L’immaginazione umana ha capacità tale da indurre per un conflitto biologico immaginato le stesse lesioni corporali che nell’animale sono scatenato solo dalla realtà. Quattro sono temi basilari un conflitto biologico sia al livello umano che animale:
- Territorio
- Nutrizione
- Risorse idriche
- Riproduzione
Non poter superare il conflitto biologico inerente una delle quattro tematiche trattate espone il malato al rischio di non poter sopravvivere e pertanto le parti sottocorticali del suo sistema nervoso centrale possono attivare quella risposta adattativa eroica e spesso non efficiente che chiamiamo malattia. La medicina ricerca e analizza il conflitto biologico inerente la malattia del paziente, per comprendere il senso di tale malattia. Questa metodica non disconosce, ma applica tutte le conoscenza della medicina sul come questa risposta poi di fatto avviene. L’analisi del conflitto biologico risentito dal paziente che ammala al polmone non avviene senza la diagnostica strumentale come la radiografia o la tac e implica comunque terapia corporale. Il come avviene una malattia e il perché avviene una malattia sono infatti due domande diverse, tra loro complementari e non certo alternative. Anche i campi emozionali sono oggetto dell’indagine della medicina biologica relativamente al conflitto biologico del paziente. Infatti, la sopravvivenza è sempre inserita in un campo d’intense emozioni coerente con i tessuti implicati nel conflitto biologico e nella lotta per sopravvivere.
L’analisi del risentito del conflitto biologico e dei campi emozionali applicati al singolo individuo contribuisce alla conflittolisi. La presa di coscienza delle precise connessioni tra sofferenza e i tessuti o funzioni lese tramite la medicina biologica, rappresenta una possibilità di comprensione riguardo al senso implicato in ogni malattia. Comprendere il senso biologico della propria sofferenza è una premessa ineludibile per la soluzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina biologica a Roma